30/06/2017
RICORDO DI RINO BERTINI (1955-2016)

Ho conosciuto Rino Bertini quando, diversi anni fa, venne presentato come nuovo socio del Lions Club Sondrio Host dal padre, Francesco Bertini.

Non lo conoscevo allora ma, ben presto, ho scoperto che, pur svolgendo l’attività di dentista, si era laureato al DAMS di Bologna ed era molto esperto di cinema.

Ho iniziato così a frequentarlo spesso, sedendomi sovente al suo fianco ed era un piacere stare con lui e parlare dei film che avevamo visto. Molto spesso gli chiedevo cosa ne pensava di una pellicola e lui sapeva sempre darmi le giuste interpretazioni, quelle che io non ero stato capace di percepire dalla visione.

Ho scoperto, ancora, che amava la letteratura e che, quasi ogni anno, partecipava all’appuntamento culturale di Mantova, non solo letterario, ma anche di arte e musica. Molte volte avevamo programmato di andarci insieme ma, per una ragione o per l’altra, non sono mai riuscito nell’intento.

Riuscimmo, però, una volta a passare una giornata meravigliosa, partendo col mio aereo da Caiolo ed andando a Torino al Salone del Libro e fu davvero un piacere incredibile girare per gli stand con lui che conosceva un mucchio di libri e di autori e sapeva indirizzarmi, negli acquisti, verso le opere migliori e più interessanti.

Ma, in quella occasione, ho scoperto un altro lato meraviglioso di Rino, la sua conoscenza delle arti figurative. Il Salone del Libro si tiene al Lingotto e così, insieme, siamo saliti a visitare la pinacoteca della Fondazione Agnelli.

Sono rimasto estasiato ad ammirare quella serie stupenda di quadri (Canaletto, Tiepolo, Picasso, Balla, Matisse, Bellotto, Renoir, Manet) e le due statue di Antonio Canova, guidato da Rino che, per ogni opera, sapeva fornirmi le chiavi di lettura, spiegandomi nei dettagli quanto l’artista voleva esprimere.

L’ho seguito in questa sua passione e l’ho apprezzato come curatore di mostre nel palazzo del Credito Valtellinese e nel Museo di Sondrio, una fra tutte quella dal titolo “L’assassinio di Venere e altri casi irrisolti” di Paolo Barlascini.

Avevo partecipato ad alcuni incontri dei corsi che, con Maurizio Gianola, aveva organizzato sul cinema (sono stati pubblicati anche due volumi “Sguardi rubati”) ed era un piacere star ad ascoltarlo per la capacità che aveva di appassionarti alla sua materia e trascinarti nel mondo fantastico del cinema.

E veniamo al Lions.

E’ stato, con me, componente della Comitato organizzatore del concorso letterario Renzo Sertolis Salis ed anche se spesso non riusciva a partecipare alle riunioni, mi telefonava e mi dispensava i suoi consigli, sempre intelligenti e proficui.

Nell’anno in cui fu Presidente Stefano Tirinzoni, dedicato al tema della “bellezza”, aveva tenuto un paio di serate e ci aveva così deliziato parlando una volta del film “Bellissima” di Luchino Visconti ed un’altra della “bellezza romantica della pittura”, con una carrellata dei quadri più belli e significativi di Friedrich, Gericault, Turner, Goya, per finire con “Il bacio” di Hayez: fu una serata memorabile, una lectio magistralis, che ci lasciò, tutti, affascinati.

In un’altra occasione di qualche anno fa aveva dialogato con Maurizio Gianola e i due erano stati sollecitati a riprendere la vecchia tradizione dei cineforum che risaliva ai tempi dell’avv. Gian Giacomo Rossettini (forse i meno giovani se ne ricorderanno) e la proposta è stata accolta con favore, tanto è vero che, bene o male, quanto Rino, con Maurizio, stava organizzando rispondeva un po’ a quella richiesta.

Molte altre sono le cose che potrei raccontare su di lui, ma voglio solo ricordare l’ultima volta che l’ho incontrato, quest’estate a Caspoggio per assistere allo spettacolo teatrale “In capo al mondo” di Luca Radaelli dedicato a Walter Bonatti. Come era ormai nostra consuetudine quando ci incontravamo da qualche parte, ci eravamo seduti vicini per assistere insieme al monologo e scambiarci le nostre impressioni.

Era sempre una delizia ascoltarlo sui temi a lui cari, perché sapeva cogliere nelle opere (di qualsiasi genere fossero) quanto c’era da apprezzare, ma sapeva anche individuare le smagliature che, assai spesso a me, profano, sfuggivano.

Ad esempio, mi ero infatuato per un film presentato a Trento da due giovani registi dal titolo “Chiedilo a Keinwunder”, e lo avevo invitato a presentarlo in una proiezione organizzata dal CAI, ma non aveva accettato perché, contrariamente a me, aveva riscontrato molti difetti che io non avevo colto.


Insomma, un uomo di grande levatura, con un carattere aperto, sornione e beffardo, un’intelligenza vivace, una cultura vastissima, una persona davvero deliziosa, un socio Lions attivo, un carissimo amico: mancherà molto e mancheranno tantissimo i suoi preziosissimi insegnamenti.

Angelo Schena