01/01/2019
RICORDO DI FLAMINIO BENETTI (1941-2018)

La morte di Flamino Benetti è giunta all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, ed ha lasciato sgomenti i suoi famigliari, gli amici ed i conoscenti che in lui hanno sempre trovato un forte riferimento umano, professionale ed istituzionale.

Flaminio Benetti, nato nel 1941 a Sondrio da genitori originari del Trentino, nel corso della sua vita, ha ricoperto incarichi importanti in campo politico ed amministrativo: è stato Sindaco di Sondrio, Presidente della Comunità Montana Unica della Valtellina prima e di quella del mandamento di Sondrio poi, è stato Segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Sondrio, Presidente del CAI Valtellinese e Consigliere Nazionale del CAI, Presidente del Lions Club Sondrio Host, membro del consiglio direttivo e socio fondatore dell’Istituto Archeologico Valtellinese, dell’Istituto di Mineralogia della Provincia di Sondrio, dell’Associazione Nazionale Alpini di Sondrio e di molti altri gruppi di volontariato. Sul piano professionale, in qualità di ingegnere civile ha predisposto i Piani Regolatori e gli strumenti urbanistici per diversi comuni della provincia, ha progettato e diretto i lavori per molte opere pubbliche e per costruzioni civili. La sua è stata una vita vissuta in pienezza ed operosità, che ha lasciato sempre dietro di sé numerose tracce di bene e di generosità.

Schivo e riservato, Flaminio non è mai andato alla ricerca di incarichi prestigiosi, non è mai stato attraversato dal desiderio di primeggiare o dall’ambizione di raggiungere traguardi importanti sul piano del successo personale. Quando gli è stato richiesto un impegno ha sempre risposto con sincero ed autentico spirito di servizio, dedicandosi sempre con la massima dedizione e determinazione ad assolvere il compito previsto. Sobrio e scrupoloso, rigoroso con se stesso e fermo nelle sue idee senza essere però intollerante nei confronti degli altri. Ha sempre svolto gli incarichi affidatigli con grande responsabilità e generosità sia in termini di tempo sia in termini di dedizione personale. Per lui non esistevano incarichi di serie A o di serie C per cui egli dedicava lo stesso impegno sia alla predisposizione di una perizia giurata per il Tribunale sia ad una lezione di mineralogia con i bambini della scuola elementare, sia ad una serata con i giovani studenti di tutto il mondo partecipanti al Campo Lions Valtellina di Bormio, senza mai sottrarsi al dovere richiesto. Egli ha quindi onorato nel massimo grado le istituzioni in cui ha operato in ossequio al primo principio del codice dell’etica lionistica che invita a “dimostrare con l’eccellenza delle opere e la solerzia del lavoro, la serietà della vocazione al servizio”.

Lontano da ogni forma di chiacchiericcio e di pettegolezzo, refrattario al frastuono e alla frivolezze della vita, preferiva di gran lunga i sentieri dei boschi ed i pendii delle montagne dove si ritrovava nella natura dei fiori, delle piante e dei sassi che raccoglieva in quantità e che servivano ad accrescere non solo la sua collezione, ma anche la raccolta dell’Istituto Valtellinese di Mineralogia.

Fino all’ultimo, nonostante fosse ormai in età di pensione, ha frequentato quotidianamente il suo studio professionale di Piazza Gualzetti a Sondrio. Dopo aver lasciato la macchina in un parcheggio periferico, lo si vedeva spesso percorrere la strada che costeggia il torrente Mallero, incedere con passo rapido e con il solito giaccone, un po’ troppo lungo ed ormai fuori moda, trasportando immancabilmente una grossa cartella sotto il braccio.

Nel Lions è sempre stato un riferimento prezioso non solo per il Sondrio Host ma anche per tutto il territorio. Da anni ricopriva il compito di responsabile distrettuale per gli scambi giovanili Lions: un impegno gravoso che richiedeva tempo ed una non comune capacità di mediazione tra ragazzi/ragazze, genitori di studenti in partenza per l’estero e genitori ospitanti. Convinto della valenza formativa degli scambi per i giovani di tutto il mondo, non si è mai scoraggiato ed ha sempre cercato di trasmettere valori positivi incoraggiando e cercando di fugare dubbi e pregiudizi diffusi.

Nel ricordare Flaminio la mente va ad un altro principio del codice dell’etica lionistica che invita ad “essere cauti nella critica e generosi nella lode, sempre mirando a costruire e non a distruggere” nella convinzione che a questo principio egli si sia sempre attenuto nella sua vita. Difficilmente, negli incontri pubblici o nelle diversi riunioni, lo si sentiva esprimere giudizi critici sulle persone, preferendo ricercare soluzioni condivise su proposte concrete nell’interesse generale.

Lo rimpiangono i famigliari, la moglie con i quattro figli ed i dieci nipoti, gli amici, i colleghi e le numerose persone che, in modi e tempi diversi, gli devono riconoscenza, e ai quali Flaminio non ha mai chiesto nulla perché cercare sempre di fare bene al prossimo è il primo comandamento del cristiano. Egli avrà già ricevuto la giusta ricompensa per il bene fatto da Colui che sa giudicare la rettitudine delle azioni di ogni cuore umano. Tuttavia sentiamo almeno il dovere di dire: grazie Flaminio.

Simon Pietro Picceni