14/10/2015
INCONTRO CON MORETTI (Ristorante Cantarana di Chiuro)

Serata scoppiettante con l’ottantatreenne Giacomo Moretti di Chiuro che, con una brillante e divertente relazione, ci ha parlato della sua vita avventurosa e affascinante, ricca di successi.

Una relazione più che in linea con il filo conduttore del “buonumore”, cui il nostro Presidente Massimo Moltoni ha voluto improntare la sua annata lionistica. E quella di Giacomo Moretti è risultata davvero una piacevolissima chiacchierata con questo personaggio dalle doti davvero straordinarie, con una grande capacità di visione imprenditoriale.

Nato a S. Giacomo di Teglio il 16 aprile 1932 in una famiglia contadina, da bambino faceva il chierichetto, partecipando soprattutto ai funerali dove era tradizione che i parenti del morto regalassero del sale che il prete suddivideva tra tutti coloro che avevano contribuito alla funzione.

Così il sale è diventato il suo tesoretto, che poteva scambiare, durante il periodo di penuria immediatamente dopo la guerra, con altri beni utili per lui e la famiglia.

La nonna gli parlava spesso di un suo fratello del 1880, che viveva a New York, dove lavorava all’Hotel Plaza.

Affascinato dall’America, riesce a convincere i famigliari a lasciarlo partire ed il 22/4/1949, con una “carretta del mare”, salpa alla volta della Grande Mela, dove rimane scioccato, in primis, perché non conosce alcuna parola di inglese.

Si iscrive però alla high school ed in tre mesi impara l’americano, rimanendo impressionato lui stesso per i giudizi lusinghieri che gli riservano gli insegnanti.

A scuola, dove era in classe con Millino Rigamonti, veniva considerato “puerile”, mentre a New York i professori lo chiamano il “filosofo con la barba”: “Come è strano il mondo”, pensava a quell’epoca.

Nel settembre del ’53 rientra in Italia perché la madre non sta bene. Questa volta il viaggio è più comodo, sulla Andrea Doria che il Cap. Calamai, nel briefing con i passeggeri sulla sicurezza, orgogliosamente descrive come la nave più sicura al mondo. “Peccato che sei mesi dopo è affondata”, il commento sarcastico di Moretti.

Si iscrive all’Istituto Cattaneo di Milano per conseguire il diploma di geometra e subito dopo trova lavoro presso il Politecnico di Milano con uno stipendio di 45.000 lire al mese.

Dopo tre mesi, grazie alla sua conoscenza dell’inglese, trova un’occupazione come traduttore e lo stipendio sale a 60.000 lire al mese, insufficiente però, a detta del padre della sua fidanzata, per poterla sposare.

Con la sua caparbietà riesce a farsi assumere all’Ideal Standard e lo stipendio raddoppia (120.000 lire al mese), ottenendo così l’autorizzazione a prendere in moglie la sua adorata Anna.

Presso questa azienda lavora dal ’58 al ’62, quando viene contattato dalla Breda. Nel corso del colloquio chiede uno stipendio di 320.000 lire al mese e, alle rimostranze della società, risponde che allora preferisce rimanere dov’è e dove si trova bene. Una settimana dopo riceve una telefonata dalla ditta che gli offre tale stipendio, però 160.000 lire in busta e 160.000 lire in nero. Lui accetta e lo dice tranquillamente, perché ormai ogni violazione è prescritta.

Durante questo periodo riesce a coinvolgere un certo Angelo Lapsus, inducendolo a mollare il suo lavoro ed a mettere in piedi un’azienda per fornire alla Breda alcuni prodotti di carpenteria importanti. E’ un successone, la CLA del Lapsus va a gonfie vele e verranno, in seguito, costituite altre ditte dai parenti del Lapsus, quali la CLR e la IMEVA.

Un bel giorno riceve, di notte, una telefonata dal sig. Pimont, che lo invita a partecipare ad una selezione di personale che si terrà all’Hotel Principe di Savoia di Milano. Si presenta, sono in quaranta ad essere selezionati ed in venti “passano il turno”.

Al secondo incontro restano in due, lui ed un ingegnere molto più preparato, e vengono convocati dal presidente generale che viene apposta dall’America.

Al termine del nuovo colloquio, inaspettatamente, viene scelto lui ed entra così a far parte della Baltimore Aircoil, azienda leader nella produzione di torri di raffreddamento (apparecchiature elettromeccaniche usate nei processi di raffreddamento di processo industriale e negli impianti di aria condizionata).

Alla sua richiesta di come mai era stato preferito al più qualificato ingegnere, la risposta è stata: “Lei parla molto meglio l’inglese e quando chiamo dall’America ho bisogno di essere compreso immediatamente, senza i soliti, ripetuti, say again”.

Dopo uno stage in Belgio, nel maggio del ’69 viene incaricato della vendita dei prodotti della Baltimore in Italia e gli viene fissato un fatturato di 450.000.000 di lire per l’anno in corso. “Ma come faccio, siamo già in maggio?” si chiede Moretti, ma si butta nel lavoro e al 31 di dicembre raggiunge un fatturato di L. 900.000.000.

Siamo in pieno boom economico e il lavoro va alla grande tanto che, nel 1978, il volume delle vendite giustificava l’apertura di un luogo di produzione in Italia e lui lo suggerisce alla dirigenza. “Bravo, sei in perfetta linea con quello che pensavamo di fare noi e abbiamo già condotto alcuni studi, stabilendo che il luogo va individuato in zona baricentrica, nei pressi di Bologna. Datti da fare per trovarlo”. “No, io a Bologna non vado, perché lì non troverò mai personale all’altezza come qui in Valtellina” è la risposta di Moretti che, per convincere della bontà della sua idea, accompagna un dirigente a vedere e conoscere la valle. Nonostante la splendida accoglienza riservatagli dal Tato Sozzani all’Hotel della Posta, il dirigente boccia l’idea Valtellina perché troppo difficile da raggiungere (a quel tempo non c’era ancora la superstrada sul lago).

Si lasciano così e Moretti non ha nessuna intenzione di seguirli nelle loro scelte.

A settembre riceve una telefonata e gli si dice: “OK, va bene, vai avanti come vuoi tu”.

Si precipita dal Tonino Paganoni e trovano un’area a Chiuro, dove viene adattato a piccola fabbrica un edificio realizzato originariamente come magazzino per le mele, con intorno un’area di 10.000 mq, nel quale vengono inizialmente occupati 5 dipendenti.

Il lavoro anche qui va a gonfie vele e, nel corso degli anni, l’area coperta viene aumentata in più riprese ed i dipendenti salgono alla fine sino a 150. Tra questi vi sarà anche il nostro Presidente, l’ing. Massimo Moltoni.

Moretti ha voluto anche raccontare la storia del fondatore della Baltimore Aircoil ad opera di un certo Engalicev, nato a Mosca ed appartenente alla famiglia Romanov dell’ultimo zar di Russia.

Nel 1917, ricercato dai bolscevichi per essere eliminato, fugge rocambolescamente a Belgrado, dove studia ed è talmente bravo che ottiene una borsa di studio per l’università di Baltimora nel Maryland, dove si laurea nel 1930.

A quel punto gli viene detto che deve rientrare in Europa, ma lui li supplica di lasciarlo stare negli Stati Uniti, perché teme di essere ancora ricercato dai “comunisti”. Gli americani, sensibili a questo argomento, gli concedono la cittadinanza e lui, uomo davvero geniale, nel 1938 mette in piedi, in un garage affittato, l’azienda che battezza BAC, Baltimore Aircoil Company (aircoil = batteria di tubi per scambio termico).

Nel 1942, con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, decide, per la riconoscenza che ha verso questo paese, di arruolarsi nella marina e di sospendere la sua attività.

Nel 1945, al termine della guerra, riapre lo stabilimento e l’attività ha un’esplosione incredibile, spaziando un po’ in tutto il mondo, e vengono aperti stabilimenti BAC in Sudafrica, Australia, Giappone e, nel 1968, in Belgio.

Per questa sua attività, che ha dell’incredibile, nel 1982 viene convocato dall’allora Presidente Ronald Reagan e lui, emozionatissimo, si presenta da quello che era il suo mito ma, proprio nel momento in cui il Presidente gli consegna la medaglia per premiarlo dei suoi successi, viene colto da infarto e due giorni dopo muore.

La Baltimore Aircoil era però stata ceduta, poco prima, alla Merck farmaceutica che, ben presto, resasi conto che quella non era la sua attività, la cede all’Amsted di Chicago, una holding che controlla diverse società manifatturiere Americane del campo meccanico industriale.

Questa società viene a sapere che a Torino c’è una fabbrica che produce degli spinotti per pistoni, che potrebbe dare importanti sinergie a un’azienda del gruppo, e decide di comprarla.

Incaricano delle trattative il Moretti che si reca a Torino ed ottiene di poterla acquistare per 40 miliardi di lire.

Gli americani vogliono però una due diligence e la società incaricata, dietro il “modesto” compenso di $ 700.000, esprime parere negativo all’acquisto perché, secondo loro, non era chiaro se era in regola con le tasse.

L’azienda viene allora venduta, a quel prezzo, a Gnutti, un grosso industriale Bresciano. Gli Americani, resisi conto dell’errore, vanno di nuovo alla carica per l’acquisto ma, a questo punto, devono sborsare 45 miliardi.

“Se avessero dato retta a me, avrebbero risparmiato 5 miliardi, oltre ai 700.000 dollari per la due diligence”, conclude Moretti con un sorriso sornione sulla bocca.

La serata sembrava finita, ma il “nostro” ci ha riservato ancora una sorpresa: ha imbracciato la fisarmonica, ha fatto proiettare le parole della canzone “Amici miei” ed ha coinvolto tutti i soci in un indimenticabile karaoke, da lui condotto e diretto in maniera magistrale.


“Che stia per nascere il ‘Coro Lions Club Sondrio Host’ per fare concorrenza al ‘Coro CAI Sondrio’”? si è chiesto Giacomo Moretti, concludendo, con questa battuta, una serata davvero esilarante.

Angelo Schena