10/03/2017
MINORANZE LINGUISTICHE

MINORANZE LINGUISTICHE 

(Ristorante Ai Campelli di Albosaggia)

Nell’intermeeting con il Masegra, il Morbegno ed il Tellino, si è parlato dei gruppi di minoranze linguistiche presenti in Italia, con un relatore d’eccezione, S.E. il Prefetto di Sondrio, dr. Giuseppe Mario Scalia, che si è interessato di queste problematiche nel corso della sua decennale esperienza presso il Ministero degli Interni.

Quattordici sono i gruppi principali che si differenziano per ragioni puramente linguistiche, non di razza, e che sono presenti nelle zone di confine o in luoghi di insediamento che risalgono nel tempo.

Si iniziò a parlare della tutela dei diritti di tali minoranze con la “relazione” Luzzato nel 1946, ma le prime convenzioni datano al periodo successivo alla prima guerra mondiale.

Nel legiferare si può procedere in due modi, o con norme generali, a tutela di tutte le minoranze, o con norme speciali, per la tutela di specifichi gruppi, in particolare per quelli delle zone di confine.

L’auspicio della tutela è contenuto nell’art. 6 della Costituzione (“La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”), mentre altre norme stabiliscono il divieto di discriminazione (artt. 3 e 21 della Costituzione).

Per far conoscere questi gruppi linguistici è stato realizzato dalla Camera dei Deputati, grazie anche al contributo del dr. Scalia, un filmato dal titolo “Altra Italia”, che ci è stato mostrato e dal quale abbiamo potuto apprendere e conoscere meglio, approfondendone costumi e modi di vita, le loro abitudini e la loro vita attuale in Italia.

1. I Greci della Calabria, provenienti dalla Sicilia e concentrati in alcune località, a volte arroccate su cucuzzoli dell’Aspromonte, a volte in località marine, hanno le loro radici nella cultura greca che si manifesta soprattutto nella musica, nei balli, nella poesia.

2. I Valdotain della Valle d’Aosta con uno stile di vita alpina, che mira soprattutto alla cura della terra. La lingua è il patois, uno dei tre idiomi tradizionali della regione linguistica galloromanza con l’occitano a sud, e il francese (langue d’oil e suoi dialetti) al nord. Hanno radici franco-provenzali.

3. Gli Albanesi di Capitanata nella Maiella. E’ un insediamento di cultura e lingua arbereshe. Ad Ururi (Ruri in arbereshe) sono molto legati alla festa del Santo Legno della croce, una particolare corsa dove competono tre carri trainati da buoi, quello dei Giovanotti, dei Fedayn e dei Giovani, che si celebra ogni anno il 3 di maggio.

4. Cimbri e Mocheni nel Trentino. I Cimbri sono una minoranza etnica e linguistica stanziata in pochi centri tra cui Luserna ed hanno usanze derivate dalla loro ascendenza germanica. I Mocheni, pure di lingua di origine germanica, si trovano nel versante orientale della valle dei Mocheni o "del Fersina".

5. I Catalani di Alghero. La loro presenza risale al XIV° secolo, con l'espulsione nel 1372, da parte dei conquistatori catalano-aragonesi, delle popolazioni sarde e genovesi, deportate nella penisola iberica e nelle Baleari come schiavi. Il catalano è ancora utilizzato dal clero per celebrare la messa.

6. I Valser del Vallese in Val d’Aosta sono i “tibetani” delle Alpi. Le abitazioni hanno la tipica architettura valser, ideata per raccogliere sotto lo stesso tetto uomini, animali, cucine e granai. La lingua valser è chiamata Titsh/Tich o Titzschu/Tittschu, termine che significa “tedesco”.

7. I Croati da Ragusa, presenti nel territorio molisano (Termoli), fuggiti, a suo tempo (circa cinque secoli fa), da Dubrovnik (Ragusa). L'antica lingua croata è usata nei rapporti familiari ed è stata trasmessa con la sola tradizione orale. Non esistono tracce di scritti, se si escludono alcune poesie.

8. Occitani Valdesinella Calabriatirrenica in provincia di Cosenza. Si erano stabiliti a Guardia Piemontese (La Gàrdia) e altri villaggi della zona nel XIV° secolo. Vissero pacificamente fino all’adesione della chiesa valdese alla Riforma protestante. Considerati eretici, furono perseguitati e la repressione negli insediamenti in Calabria fu particolarmente cruenta. I paesi distrutti, gli abitanti sgozzati, arsi sul rogo o venduti come schiavi ai mori. La strage avvenne nel giugno del 1561 ad opera delle truppe spagnole del Vicereame di Napoli.

9. Valdesi delle valli Occitane in Piemonte. Perseguitati in Francia e in Italia, trovarono rifugio in queste valli e nel 1532 aderirono alla riforma protestante. Nel XVII° secolo subirono diverse persecuzioni dai Savoia. Molte furono le persone uccise, molte arrestate. Ai restanti fu concesso di emigrare in Svizzera e da lì, nel 1689, un gruppo di 1000 valdesi rientrò nelle valli (Glorioso rimpatrio) iniziando una guerriglia di liberazione che si protrasse fino a quando, nel 1690, Vittorio Amedeo II di Savoia garantì un certo livello di tolleranza.

10. Franco Provenzali di Puglia, unici al sud, risiedono nei due piccoli comuni di Celle e Faeto, dove costituiscono l’isola linguistica della Daunia Arpitana. Gli antenati di questa comunità potrebbero essere stati dei soldati angioini stanziati provvisoriamente in zona o dei perseguitati valdesi. L’uso del dialetto francoprovenzale è ancora vivo.

11. Albanesi di Calabria. Gli Arbëreshë sono la minoranza etno-linguistica albanese stanziata in Italia meridionale ed insulare. Si stabilirono in Italia tra il XV° e il XVII° secolo a seguito della morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota e della progressiva conquista dell'Albania da parte dei turchi ottomani. Dopo più di cinque secoli in diaspora, conserva tuttora il rito bizantino che fa capo a due eparchie, una in Calabria (Lungro) e l'altra in Sicilia (Piana degli Albanesi). La Chiesa Italo-Albanese è la realtà più importante per il mantenimento dei connotati religiosi, etnici, linguistici, culturali e identitari della minoranza albanese in Italia.

12. Tirolesi in Alto Adige (Sud Tirolo). La storia del Tirolo ha inizio nei secoli centrali del Medioevo con le invasioni barbariche delle valli dell’Inn, dell’Isarco, della Rienza e dell’Adige. La primitiva dinastia dei Conti del Tirolo venne sostituta da quella dei Tirolo-Gorizia, con Mainardo II, vero fondatore della potenza tirolese. Nel 1806 il Tirolo divenne parte del regno di Baviera, ma con il Congresso di Vienna tornò a far parte dell’impero austriaco. Al termine della prima guerra mondiale i territori della Contea del Tirolo a sud dello spartiacque alpino vennero annessi al Regno d'Italia. Nel 1919 la Contea del Tirolo venne divisa tra Austria e Italia nelle seguenti aree: Tirolo Settentrionale (Nordtirol) con capoluogo Innsbruck, Tirolo Orientale (Osttirol) con capoluogo Lienz, Tirolo Meridionale (Sudtirol), meglio Venezia Tridentina, comprendente le attuali province autonome di Bolzano e Trento, con capoluogo Trento. Nel 1948 venne concesso lo Statuto speciale e, con i “pacchetti” del 1971, si addivenne all’assetto attuale della regione.

13. Greci salentini. Situati nella Puglia meridionale e in provincia di Lecce, parlano un dialetto neo-greco, noto come griko. A partire dal 1990 il termine "Grecìa salentina" è stato, in parte, snaturato dal suo significato originario, diventando l'espressione di un consorzio di comuni, costituenti l'Unione dei comuni della Grecìa Salentina, con sede a Martano. Il griko è però ora solo sporadicamente parlato e sta andando scomparendo.


14. I Ladini delle Dolomiti. Col termine Ladinia si indica genericamente la regione alpina dolomitica dove è storicamente endemica la lingua ladina, una regione culturale cui non corrisponde alcun ente amministrativo unitario, né attualmente né storicamente. L’accezione più diffusa identifica la regione con la sola porzione di territorio ladinofono che prima del 1918 apparteneva all’Impero austro-ungarico.

Angelo Schena